Bologna
Un giretto notturno alla Art City White Night da bolognese quale sono è stato d'obbligo.
Purtroppo la serata ha subito "qualche inconveniente" e non ho potuto visitare quello che mi ero prefissata. Non nascondo che la cosa mi ha infastidita parecchio perché sono una persona organizzata, mi ero preparata la mia bella lista con i luoghi espositivi d'interesse, li avevo ordinati in base alla posizione eccetera... Ma la vita è così, fa quello che le pare, ti sconvolge i piani, ti fa arrabbiare, ti fa cambiare strada, idea. Bisogna ammettere anche che ogni tanto ti sorprende piacevolmente, ed è stato questo il caso.
Alla fine sono stata solo all'interno dello spazio allestito all'interno dell'Autostazione dove personalmente ho trovato un clima molto commerciale ed espositivamente parlando esageratamente affollato ma in mezzo a tante cose già viste o a emozione zero ho notato alcuni artisti che non conoscevo ancora; piacevoli sorprese dunque, che non avrei fatto se la mia serata fosse andata come avevo pianificato.
Spiccava per il forte impatto visivo la serie di fotografie (a stampa diretta su Debond) Loneliness di Max Cavallari, dove il rapporto morboso con la tecnologia viene sottolineato dal completo assorbimento delle persone per strada che si estraniano dalla realtà e perdono il volto dentro i loro dispositivi.
Emozione, dinamismo e colore nella serie di acquerelli Dancer di Conrad Roset.
La scoperta più interessante che ho fatto è senza dubbio il lavoro di Alessandro Cardinale che ha esposto alcune opere parte della serie Nu Shu. Il progetto prende il suo nome da un linguaggio segreto creato dalle donne cinesi. appartenenti alla regione dello Húnán, per comunicare silenziosamente la loro condizione. Le opere sono realizzate con strisce di cotone distanziate e poste in tensione all'interno di varie cornici lignee che fungono da telaio e struttura. L'immagine appare e scompare agli occhi dell'osservatore al variare della sua posizione rendendo possibile o meno la comprensione del messaggio.