Sta sera, dopo tre giorni passati a letto malata con scarsissimi contatti col mondo esterno, ho dovuto affrontare una cena di famiglia. Si sa, in queste occasioni ogni tanto ci si annoia e capita di aprire Facebook in cerca di svago.
Nella mia home compare uno strano post di un caro amico che parla di Blu, il writer bolognese di fama internazionale. Non capendo bene gli scrivo per sapere cosa è successo esattamente. Mi linka un articolo di Repubblica, lo apro e leggo Bologna, Blu cancella tutti i suoi murales: "No alla street art privatizzata", sapendo che Blu non rilascia interviste vado alla fonte: il collettivo Wu Ming dove trovo un altro articolo Street Artist #Blu Is Erasing All The Murals He Painted in #Bologna. Non sono riuscita a trattenere un'esclamazione colorita, mi chiedono cosa ho letto ed io interrompo le chiacchiere familiari per condividere la notizia.
Mio nipote, un ragazzino di 10 anni e mezzo mi chiede gran voce chiede: «Perchè hai detto così? Non ho capito cosa è successo! Puoi ripetere?» Ho letto ad alta voce l'articolo, in particolare per lui. Mi ha interrotto solo per farsi spiegare le parole che non capiva e alla fine mi ha detto: "I muri della città non sono loro e l'arte è di tutti! Perchè la rubano?"
Le poche e semplici parole di un bambino dovrebbero invitarci tutti a riflettere su questo tema.
L'ipocrisia non ha limiti in questa città che addita i writers come vandali e contemporaneamente si fregia del titolo di Culla della Street Art. La Street Art è di tutti noi che camminiamo per le strade delle nostre città e le opere che vi troviamo non possono essere strappate via dai muri con la motivazione di «salvarle dalla demolizione e preservarle dall’ingiuria del tempo». Queste sono solo scuse!
Ha ragione il collettivo Wu Ming: «Non importa se le opere staccate a Bologna sono due o cinquanta; se i muri che le ospitavano erano nascosti dentro fabbriche in demolizione oppure in bella vista nella periferia Nord. Non importa nemmeno indagare il grottesco paradosso rappresentato dall’arte di strada dentro un museo. La mostra Street Art. Banksy & Co. è il simbolo di una concezione della città che va combattuta, basata sull’accumulazione privata e sulla trasformazione della vita e della creatività di tutti a vantaggio di pochi. Tutto questo meritava una risposta.»
E così Blu ha cancellato i pezzi dipinti a Bologna nel corso di quasi vent’anni per evitarne la strumentalizzazione.
E così oggi sono triste perché per l'egoismo e l'arroganza di pochi abbiamo perso opere magnifiche come quella in foto che appare già danneggiata dalle scritte politiche apparse il 16 dicembre 2014. Ma come ha detto il mio caro amico, sono disposta a sopportare la perdita di queste bellezze per far sì che esista un dibattito culturale «[...] Perché è il primo passo per riconoscere istituzionalmente il valore dell'arte di strada.» Eh già, perchè mentre mio nipote di 10 anni ha capito che la Street Art è arte a tutti gli effetti ed ha un grande valore, mio padre che di anni ne ha 62 fatica a capire il mio punto di vista (e con fatica intendo dire che abbiamo animosamente discusso sul tema senza trovare un vero punto d'incontro); e mi piace pensare che non debbano morire le vecchie generazioni perchè questo concetto sia condiviso da tutti ma che anche persone più anziane possano capire il significato che hanno quei graffiti sui muri delle Nostre città che oggi guardano con tanto scetticismo.
Sono disposta a sopportare tale perdita, ma mi sento comunque in lutto.