Socia del primo studio di architettura a 27 anni (1977). A 30 apre il suo (1980). Prima donna e prima SIKH a vincere il Premio Pritzker di Architettura (2004), 69ª tra le 100 donne più potenti del mondo secondo Forbes (2008), nominata come un pensatore influente dal TIME (2009), 42ª tra le "50 figure più influenti al mondo del 2010" secondo il New Statesman (2010), vincitrice del Premio Stirling con il MAXXI di Roma (2010) e con la Evelyn Grace Academy di Brixton (2011), inoltre citata tra le "50 meglio vestite oltre 50 anni" da The Guardian (2013). Lavoro, impegno e classe l'hanno contraddistinta come architetto e designer.
Ha progettato scenografie, allestimenti, edifici, vasi, posate, lampade, tavoli, sedute, scarpe molto altro.
Tutto sempre con il suo inconfondibile stile.
Ricordo ancora la personale a lei dedicata a Padova nel 2009, avevo diciotto anni, studiavo architettura e arredo all'Istituto d'arte della mia città natale e la professoressa del corso di storia dell'arte ci portò a visitarla al Palazzo della Ragione in occasione della IV Biennale internazionale di Architettura Barbara Cappochin. Una distesa di blocchi espositivi di diverse altezze e forme che generavano una sensazione di fluidità e continuità. Per ogni blocco un progetto, sembravano non finire mai.
Rimasi incantata da tutto quel lavoro e per un attimo chiusi gli occhi e immaginai come avrebbe potuto essere una personale sul mio lavoro 50 anni dopo.
Di seguito troverete alcune fotografie della mostra del 2009, purtroppo in bassa qualità poiché scattate col mio Blackberry Storm (all'epoca purtroppo non avevo ancora una reflex).
Un pomeriggio cercavo una citazione divertente legata all'architettura per una dedica da scrivere in un libro da regalare, ricordo di aver letto moltissime frasi ma fra tutte questa mi colpì particolarmente e me la appuntai sulla copertina di quaderno di appunti di progettazione architettonica:
« L’architettura è davvero benessere. Penso che la gente voglia sentirsi bene in uno spazio.
Da un lato si tratta di un riparo, dall’altro si tratta anche di un piacere. »
Mi fece pensare all'architettura come a un abbraccio, a qualcosa di personale anche nel caso di un edificio pubblico, all'idea di sentirsi casa anche altrove, ai rapporti tra le persone. Architettura come una relazione tra due persone.
Mi piaceva l'immagine creata da quelle poche e semplici parole. Mi piace ancora oggi.
Ed è così che voglio ricordare la Hadid.