Monastero benedettino di San Procolo a Bologna

Bologna

 

Oggi, in occasione delle Giornate FAI di Primavera, mi sono dedicata una giornata da turista nella mia città per scoprire l'ex Monastero di San Procolo. Siamo in via d'Azeglio 56 dove, come spesso accade nei centri storici, dietro a un semplice portone si celano cortili e altre meraviglie ma procediamo con ordine.

 

La facciata si deve ad Antonio Morandi detto il Terribilia. Nonostante sia stata costruita in pieno Seicento, è ancora di gusto Cinquecentesco: l'intonaco del rosso tipico bolognese, le cornici marcapiano in pietra arenaria, le finestre classicheggianti. I due portali sono entrambi decorati da un bugnato in stile tibaldesco, quello più vicino al sagrato della Chiesa sopra reca l'unica testimonianza rimasta a Bologna della Repubblica Cisalpina: uno scudo ovale con una figura femminile con lancia, fascio littorio e berretto frigio.

 

Il complesso, originariamente organizzato attorno ad un unico chiostro, a partire dalla metà del XVI secolo si espande articolandosi attorno a tre: il Chiostro del Refettorio realizzato su disegno di Antonio Morandi (1547-49), il Chiostro del Capitolo o del Priore di Domenico Tibaldi (1577-86) e il Chiostro della Sagrestia disegnato da Giulio dalla Torre (1613-28), ha subito leggere modifiche nel Settecento per mano dell'architetto Luigi Casoli. Rimanendo all'esterno anche il porticato che fronteggiava orti è un progetto di Dalla Torre.

 

Sono poche le testimonianze rimaste dell'originariamente ricco apparato decorativo. Sopra le porte del Chiostro del Refettorio sono ancora presenti sei decorazioni monocrome. Ai lati della porta di ingresso al Refettorio due lavamani in marmo mischio disegnati da Francesco Morandi. Varcata la soglia è possibile contemplare, all'interno di una monumentale cornice scolpita in arenaria e arricchita dalle figure a monocromo dei santi Procoli, la Pesca Miracolosa affrescata da Lionello Spada nel 1607.

Nella Sala dell'Abate la mano di Alessandro Tiarini ha dipinto nel 1639 Il Martirio di San Procolo sulla volta e nel 1641 La Calunnia sopra il camino.

In un braccio del dormitorio in epoca settecentesca Petrolio Fancelli e Pietro Fabri (altra attribuzione sostiene Gaetano Gandolfi) hanno affrescato una prospettiva dove si trovava un grande orologio circondato dalle figure di San Procolo, del Tempo e vari putti.

 

 

La struttura ha avuto nel corso della sua storia gli impieghi più disparati. Storicamente le prime notizie dell'edificio si hanno attorno al XI secolo quando era considerato un importante centro di studi facente parte della nascente Università di Bologna, si dice che al suo interno abbiano tenuto cattedra personaggi illustri quali Irnerio, autore di studi sul diritto romano giustinianeo e Graziano, fondatore del diritto canonico. Il monastero è anche luogo di sepoltura di alcuni importanti maestri del diritto nonché allievi di Irnerio: Martino e Bulgaro.

Sede monastica fio al 1796 quando le truppe francesi entrarono in città e ne fecero una caserma fino al 1798 quando gli amministratori dell'Ospedale degli Esposti (conosciuto anche come "dei Bastardini") ne ottennero l'utilizzo per la loro benefica istituzione con conseguenti importanti modifiche dei suoi spazi da destinare a nuove esigenze d'uso.

Quasi 150 anni dopo, nel 1939 la gestione passò alla Provincia che creò l'Istituto provinciale per l'Infanzia e la Maternità ed è qui che sono nate intere generazioni di bolognesi fino al 1998.

Dismessa dopo oltre due secoli la funzione assistenziale e sanitaria l'edificio è ora in fase di restauro, per questo nelle fotografie sono visibili parti di impalcature oppure sono state scattate da angolazioni molto laterali, e parte dei suoi locali accoglieranno il TAR dell'Emilia Romagna.

 

Per la prima volta ho visitato un luogo FAI durante le Giornate di Primavera non come guida ma come spettatrice, le ragazze del liceo che ci hanno portato alla scoperta di questo palazzo erano preparate ed entusiaste di raccontarci questo luogo; è stato un po' come rivedere la me stessa 10 anni fa. Consiglio a tutti di partecipare almeno una volta a questo tipo di esperienza e di seguire le iniziative FAI attraverso il loro sito.

 

Fonti:

  • I bastardini. Patrimonio e memoria di un ospedale bolognese, 1990, Edizioni A.G.E., Bologna;
  • Umberto Beseghi, Introduzione alle chiese di Bologna, 4 ed., 1964, Tamari Editori, Bologna;
  • Luigi Bortolotti, Bologna dentro le mura. Nella storia e nell'arte, 1977, La grafica emiliana, Bologna;
  • Marcello Fini, Bologna sacra. Tutte le chiese in due millenni di storia,  2007, Pendragon, Bologna;
  • Paola Foschi, Domenico Cerami, Renzo Zagnoni, Paola foschi (a cura di), Monasteri benedettini nella diocesi di Bologna (secoli VII-XV), 2017, Bonomia University Press, Bologna, pp. 192-195;
  • bibliotecasalaborsa.it
  • collezioni.genusbononiae.it